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Stralcio da relazione di CTU per la controversia arbitrale relativa ad affidamento a Contraente Generale decisa con lodo arbitrale Roma, 28 gennaio 2014 n° 4. Progetto esecutivo e anomalie geologiche: effetti derivanti da metodologie progettuali richieste dal Committente (nel caso di specie il cd. metodo osservazionale)

CTU: Ing. Arturo Varzi

 

8.9.1. Criticità geologiche-geomeccaniche delle gallerie naturali e fenomeni  deformativi/dissesti  che hanno condizionato il regolare avanzamento in corso d’opera.

Il sottoscritto CTU precisa preliminarmente che, in considerazione della notevole mole di atti esaminati per lo svolgimento dell’indagine peritale sulla problematica de qua e della ritenuta opportunità di agevolare la lettura delle tematiche che si andranno ad argomentare, si asterrà – nel prosieguo – da un pedissequo richiamo ai singoli documenti,  salvo i casi in cui i medesimi assumono particolare rilievo, anche ai fini di eventuali valutazioni del Collegio Arbitrale.

Le difficoltà di esecuzione delle gallerie naturali  (avviate nel mese di giugno 2010) emergevano a cause di riscontrate criticità geologico-geomeccaniche  – qualificate da entrambe le parti impreviste e imprevedibili – all’esito del monitoraggio e delle indagini sub-longitudinali lungo la direttrice di scavo in avanzamento a foro cieco, con conseguente necessità di adottare misure d’intervento (scelta delle sezioni tipo) più pesanti (ricorrendo anche a maggiori e più onerosi consolidamenti)  rispetto alle previsioni del progetto esecutivo in revisione  “D” e, quindi, nella versione definitiva che il C.G. assume essergli stata imposta da YYY.

Pertanto, ai fini di un più completo inquadramento della controversia e delle cognizioni tecniche occorrenti al Collegio per valutare se gli effetti di alcune scelte progettuali condizionate dal committente si siano eventualmente rivelate poco appropriate e abbiano contribuito, in qualche misura, a pregiudicare lo svolgimento regolare della commessa, il sottoscritto CTU ritiene utile introdurre qualche breve cenno sulle modalità di progettazione delle opere in sotterraneo e sulle vicende che, in relazione a detti criteri, hanno caratterizzato l’iter istruttorio di approvazione definitiva  degli elaborati tecnici predisposti dal C.G. in attuazione delle obbligazioni contrattuali (progetto esecutivo).

Va preliminarmente precisato che le gallerie si realizzano in differenti posizioni rispetto alla superficie topografica: con riferimento ai terreni e al diametro (D), si distinguono le gallerie con grande ricoprimento (h) (h >> D), da quelle con piccolo ricoprimento (h ≈ 1÷2D); nel secondo caso è possibile (anche) l’esecuzione di gallerie cosiddette artificiali, ossia costruite a cielo aperto e quindi interrate; le gallerie possono avere imbocchi intermedi (pozzi, finestre, discenderie) per rendere più agevole la costruzione, specie per le esigenze di ventilazione e per ridurre la distanza di trasporto del marino (materiale di risulta dello scavo).

Le sezioni tipo e le dimensioni delle opere in sotterraneo sono molto diverse a seconda delle finalità, e svariati sono i problemi geologico-tecnici di progetto e di costruzione in quanto sovente, per le limitazioni tecniche ed economiche che s’impongono in fase di progetto alle indagini per un’attendibile ricostruzione della costituzione del sottosuolo e per un’adeguata caratterizzazione geotecnica dei terreni e delle rocce da attraversare, può accadere che si devono affrontare situazioni non previste.

II comportamento del rivestimento e dell’ammasso di terreni e/o rocce attraversati dall’opera sotterranea dipende non solo dalla geometria, dalla rigidezza della struttura e dalla posizione di questa rispetto alla superficie topografica, ma anche dalle proprietà fisico-meccaniche del terreno circostante e dai metodi seguiti nella costruzione dell’opera; lo scavo e le varie operazioni di costruzione determinano, infatti, sempre e necessariamente un’alterazione più o meno cospicua dello stato di tensione nello scheletro solido e conseguentemente dello stato di deformazione del terreno; la resistenza disponibile del terreno che interviene nel calcolo del rivestimento allora dipende dal nuovo livello di tensione e deformazione raggiunto nel sottosuolo in dipendenza dei sistemi di scavo e dei provvedimenti di sostegno provvisorio imposti dalla natura e dalla proprietà fisico-meccaniche esistenti.

In passato venivano impiegati soltanto due metodi per gestire le incertezze correlate alle ipotesi di lavoro dei modelli di calcolo:

  • l’aumento dei coefficienti di sicurezza, con conseguenti maggiori costi;
  • il metodo empirico, basato sull’esperienza diretta ed indiretta, però meno sicuro.

Da alcuni decenni, nella pratica della progettazione geotecnica di opere in sotterraneo è anche utilizzato il cosiddetto metodo osservazionale che consente, per l’appunto, di gestire situazioni di particolare incertezza, soprattutto quando la continuità degli strati o la distribuzione delle pressioni interstiziali non sono sufficientemente note.

Gli ingredienti del metodo osservazionale sono:

  1. indagini per definire in generale la natura, la distribuzione e la proprietà dei terreni;
  2. Valutazione delle condizioni più probabili e delle deviazioni più sfavorevoli da queste condizioni che si possono immaginare;
  3. Definizione del progetto sulla base delle ipotesi di lavoro sul comportamento derivanti dall’assunzione delle condizioni più probabili;
  4. Selezione delle quantità da monitorare durante la costruzione e previsione dei loro valori sulla base delle ipotesi di lavoro;
  5. Calcolo delle stesse quantità sotto l’ipotesi di condizioni più sfavorevoli compatibili con i dati disponibili;
  6. Individuazione in anticipo delle azioni da intraprendere o delle modifiche al progetto per tutte le prevedibili deviazioni delle osservazioni dai valori calcolati con le ipotesi in progetto;
  7. Monitoraggio e valutazione delle condizioni effettive;
  8.  Modifiche costruttive per adeguarsi alle condizioni effettive

In definitiva, con il metodo osservazionale si studiano una serie di possibili stati, individuando anche quelli più sfavorevoli rispetto alle condizioni più probabili e, conseguentemente, si ha a disposizione uno strumento per verificare i rischi (e i maggiori costi) rispetto alla ipotesi di partenza (quella più probabile) che non devono essere più condizionate dall’improprio utilizzo di (eccessivi) coefficienti di sicurezza, con la possibilità di controllare e contenere – se correttamente impostato –  i costi dell’opera.

I risultati delle analisi progettuali (con diversi metodi e modelli) costituiscono dunque un “modello predittivo”, che rende disponibili in sede di progetto le cosiddette “grandezze attese”. Sono queste ultime che, durante lo scavo e la costruzione, dovranno essere confrontate con i “risultati del monitoraggio”, cioè con le cosiddette “grandezze misurate”.

E’ evidente che, quanto più le condizioni sfavorevoli si allontanano da quelle originariamente ipotizzate, tanto più aumenta il costo dell’opera, con la conseguenza che appare logico e di fondamentale importanza, ai fini di un efficace impiego di questo metodo di progettazione, partire da un’approfondita valutazione della situazione ritenuta più probabile che sia quanto più possibile aderente alla realtà, in modo tale che le differenze di costo (e di tempo) delle azioni correttive non si  discostino in modo considerevole dai risultati attesi.

Fatte queste premesse, è utile rappresentare che nell’ambito del Progetto del Megalotto DGx, si possono individuare 3 tratte omogenee di gallerie naturali, distinte per classi di copertura, con ideale percentualizzazione di applicazione di sezioni tipo così suddivisa :

  1. Tratta con coperture inferiori ad 1 diametro di scavo (pari al 27% della lunghezza totale di gallerie naturali) con ricorso a sezioni tipo dotate di interventi di presostegno a contorno del cavo e precontenimento del fronte (in PE definite B2V, C1L);
  1. Tratta con coperture comprese tra 1 e 2 diametri (pari ad un altro 33%) con graduale passaggio a sezioni tipo dotate esclusivamente di interventi di precontenimento (in PE definite B2);
  1. Tratta con ricoprimenti maggiori (40%), con passaggio, altrettanto graduale, a sezioni tipo non consolidate (in PE definite B0).

E’ opportuno precisare che nel passaggio da una sezione di tipo B0 a sezioni di tipo B2 e da queste ultime a sezioni di tipo B2V/C1L il costo di avanzamento in sotterraneo  aumenta notevolmente, fino a più che raddoppiarsi, con incremento dei tempi esponenzialmente più accentuati.

In tabella 8.13 è riportata la distribuzione delle tratte omogene di gallerie (per entrambe le canne), in base all’altezza di copertura rapportata al diametro:

[omissis]

Dalla documentazione in atti risulta che, in  fase di seconda elaborazione della progettazione esecutiva (rev. B) il C.G. relazionava ad YYY di aver svolto – sulla base  della conoscenza dei terreni, delle proprie pregresse esperienze, di ulteriori indagini e di diagnosi  con l’utilizzo del metodo delle curve caratteristiche dei diversi gruppi geomeccanici – uno studio (più appropriato) sul comportamento dei terreni di scavo onde pervenire alla definizione degli interventi di stabilizzazione e degli schemi di avanzamento che, di fatto, costituiva una “reinterpretazione” delle stratigrafie dei sondaggi destinata anche a prevenire o, meglio, rimediare a probabili imprevisti geologici.

 L’elaborazione progettuale (rev. B) prospettata da XXX  sulle gallerie naturali veniva però ritenuta irrealistica da YYY, come desumibile anche dalla nota di valutazione del relativo parere istruttorio (comunicato in data 21 dicembre 2006) ove veniva affermato testualmente che:

Nella redazione del progetto esecutivo è stata totalmente variata la distribuzione delle sezioni tipo di scavo, avanzamento, consolidamento e rivestimento definitivo, rispetto alla  distribuzione del progetto definitivo Affidato, mantenendo quasi invariata la tipologia delle sezioni tipo: la variazione ha portato un appesantimento delle sezioni tipo e a un incremento dei costi delle gallerie naturali, quantificabile nella percentuale dell’80% dell’incremento di costo subito dalle gallerie naturali, circa 25 mln di euro dei 31 mln di Euro totali di incremento. Complessivamente si registra una riduzione delle sezioni di scavo più leggere (decremento del 26% di applicazione della sezione tipo B0) con il corrispondente incremento delle sezioni B2 /ex2), B2V (ex3), C1L (ex4) e C2 (nuova)” (doc. P-AG.2a.1).

Quindi, assumendo che “…la richiesta di variazione geologica invocata come fondamento della nuova distribuzione delle sezioni tipo non trova riscontro alcuno negli elaborati tecnici progettuali di geologia e geotecnica”  YYY non riteneva giustificata la ridistribuzione percentuale delle sezioni tipo elaborata dal C.G. e si determinava per “…tornare al progetto definitivo”.

Anche in riferimento alla Galleria GGG (WBS GN07) nel rapporto di verifica istruttorio veniva evidenziata da YYY che “…una maggiore estensione (oltre 50 m) della tratta in terreni sabbiosi” ma “La maggiore estensione della tratta in sabbie non sembra essere giustificata da nuovi sondaggi; infatti il nuovo A/36 non ha intercettato il passaggio sabbie argille, quindi si tratta solo di una diversa interpretazione dei dati già disponibili..[]..Non è riconoscibile, pertanto, la condizione di imprevisto geologico

All’esito di tale istruttoria il C.G. manifestava il proprio disappunto e in una corposa relazione del 26 gennaio 2007 avente per oggetto la “..risposta all’istruttoria YYY del 21.12.2006”  evidenziava che, in riferimento alle gallerie naturali, la principale variazione contemplata nel progetto esecutivo (non approvato) non era originata da ipotesi di “differenziazioni in termini di modello geologico”  – quindi, diversa natura stratigrafica dei terreni interessati –  ma al “…diverso comportamento geotecnico di ammasso previsto per i terreni scavati “ per i quali non sembrava plausibile ipotizzare (secondo il modello teorizzato nel progetto definitivo)  “….prevalenti comportamenti governati da bassa permeabilità ed elevata plasticità, corrispondenti a lente e contenute propagazioni all’intorno scavi dei disturbi derivanti dagli scavi stessi” e, quindi, di confidare su “…una prolungata permanenza nei terreni intorno ai cavi di GN delle caratteristiche meccaniche ante operam”. XXX assumeva che, contrariamente alle previsioni, sulla base dell’insieme delle indagini disponibili, potevano essere “…riconosciute frequenti e diffuse condizioni di maggiore permeabilità e minore plasticità, corrispondenti a possibile maggiore velocità e intensità di propagazione all’intorno scavi dei disturbi derivanti dagli scavi stessi (allentamento e/o fratturazione e/o perdita di cementazione, scarico tensionale, richiamo di acqua)” con un conseguente “…rischio concreto di rapido decadimento delle caratteristiche meccaniche dei terreni intorno ai cavi delle GN” (doc. C-AG.2.8.1).

XXX precisava, inoltre, che per alcune gallerie naturali, ivi compreso quella denominata “Gerace”,  tale differente comportamento geomeccanico avrebbe potuto combinarsi, per tratte, con effettive variazioni delle condizioni geologiche, di natura diversa dai materiali pliocenici, anche con presenza di componenti sabbiose ma, sebbene la presenza di questa variabilità granulometrica fosse contemplata nel progetto definitivo, quest’ultimo era comunque orientato a “valorizzare” come prevalenti, ai fini progettuali – e, quindi, comportamentali dell’ammasso – le componenti fini e coesive.

Ad integrazione della propria relazione, con nota del 13 febbraio 2007, il C.G. ribadiva di “…aver operato con la massima diligenza nella redazione del progetto esecutivo, avendo inteso perseguire, sulla base dei dati disponibili, ogni più opportuna, se non necessaria, soluzione progettuale e ridurre, per il futuro e quanto più possibile, il rischio di imprevisti geologici e di conseguenti successive modifiche delle opere” (doc. C-AG.2.8.1)

A conclusione di una riunione svoltasi in data 8 marzo 2007 tra le parti per discutere, tra le altre cose, anche sulle divergenze in ordine alla impostazione progettuale delle gallerie naturali, nelle premesse del relativo verbale XXX evidenziava che gli importi dei lavori “… a corpo delle gallerie naturali, dovranno rimanere pressocché  uguali per le opere non variate ad eccezione della quota parte dovuta all’incremento delle lunghezze delle gallerie e della quota parte delle variazioni dovute a circostanze puntuali” (doc. C-AG.2.9.1)

Veniva però stabilito che “…qualora durante l’esecuzione dei lavori, in accordo con le “Linee guida per l’applicazione delle sezioni tipo” ed in relazione al tipo dei terreni incontrati, si renda necessario effettuare cambi di sezione tipo in galleria, le parti concordano che, anche per le opere a corpo, tutte le geometrie e le lavorazioni che varieranno rispetto al progetto esecutivo, per le quantità in più o in meno rispetto al corpo del Progetto Esecutivo stesso, verranno ricontabilizzate e valutate come le opere a misura per formare il nuovo prezzo a corpo quale differenza tra il previsto e l’eseguito”.

Il C.G. dichiarava di adeguarsi alle indicazioni contenute nell’istruttoria YYY e che, pertanto, il progetto esecutivo (di nuova elaborazione) all’uopo presentato, era conforme al progetto definitivo di affidamento.

Analoga previsione veniva quindi contemplata all’art. 5 dell’atto di sottomissione del 28 maggio 2007.

Posto quanto sopra è evidente che, di fronte ad una riconsiderazione sulla possibile effettività dei risultati derivanti dalla reinterpretazione dei dati operata dal C.G., YYY non modificava il proprio orientamento di ricondurre il progetto esecutivo alle previsioni del definitivo, ma contemplava la possibilità di adeguare il corrispettivo economico in corso d’opera, qualora fosse necessario effettuare cambi di sezione in “accordo con le Linee guida per il cambio delle Sezioni tipo” e, quindi, secondo il metodo osservazionale.

Ogni decisione su eventuali azioni correttive veniva di fatto rinviata all’esito delle misurazioni ed osservazioni da effettuare mediante il continuo monitoraggio del fronte di scavo e, pertanto, veniva previsto (solo) in astratto un adeguamento del corrispettivo economico per l’ipotesi di un peggioramento della risposta geomeccanica dell’ammasso terroso allo scavo rispetto alle previsioni o per eventuali variazioni stratigrafiche dei litotipi.

La pianificazione del processo esecutivo restava però immutata, perché tarata sulle originarie previsioni del progetto definitivo, sebbene le linee guida a corredo del metodo osservazionale e la notevole variabilità delle Sezioni Tipo implicassero, durante il passaggio dalle Sezioni Tipo preventivate verso quelle più pesanti, una corrispondente alterazione dei tempi esecutivi di scavo, con incrementi esponenzialmente più accentuati.

Di tale circostanza ne viene dato rilievo anche al foglio n° 103  delle linee guida ove, oltre ad essere precisato che il passaggio da una sezione tipo ad un’altra sarebbe avvenuto in modo graduale  mediante l’adozione di criteri di flessibilità esecutiva che consentissero la massima velocità di avanzamento in sotterraneo e l’ottimizzazione del processo esecutivo, la tempistica restava comunque condizionata dalle “…variazioni delle velocità di intervento e avanzamento connesse alle corrispondenti diverse modalità di consolidamento e messa in sicurezza

Da ciò ne deriva che, qualora la deviazione  percentuale della distribuzione delle Sezioni Tipo fosse stata particolarmente incisiva rispetto all’ipotesi di lavoro assunta come la più probabile (progetto esecutivo in rev. D o, parimenti, progetto definitivo), detta situazione avrebbe inevitabilmente comportato il rischio, non valutato, di un sovvertimento complessivo dei tempi realizzativi – come poi accaduto –  condizionando, non solo l’avanzamento in sotterraneo, ma anche quello degli abbancamenti  dei materiali di scavo che, a loro volta, avevano necessità di essere opportunamente coordinati con l’esecuzione delle opere a cielo aperto e l’allestimento delle aree di cantierizzazione e, quindi, con il piano degli affidamenti.

Secondo quanto sarà illustrato nel prosieguo i principali eventi che, successivamente, caratterizzavano l’avanzamento in sotterraneo consentono di  constatare che il metodo osservazionale – impostato su iniziali ipotesi di lavoro condizionate dalle direttive di YYY –  pur se proceduralmente corretto sotto un profilo tecnico-progettuale per la gestione delle incertezze correlate alla variabilità della geologia dei terreni –  si rivelava pregiudizievole durante la fase esecutiva dell’Opera perché, lungi dall’essere applicato solo in situazioni puntuali, comportava la necessità di un’ampia ridistribuzione delle Sezioni Tipo, sostanzialmente analoga alla percentualizzazione proposta dal C.G. nel progetto esecutivo rev. B (non approvato) e, quindi, con sensibili discostamenti (anche temporali) dalle ipotesi del progetto definitivo.

[omissis]

Pertanto, la scelta probabilistica di imporre le ipotesi del progetto definitivo come condizioni di lavoro più idonee rispetto a cui valutare eventuali azioni correttive durante l’applicazione del metodo osservazionale, si è rivelata – alla luce dei fatti –  poco appropriata, non solo perché è stato sostanzialmente disatteso il risultato (risparmio economico) sperato dalla committente ma ha contribuito a dilatare i tempi di esecuzione per la mancata opportunità del C.G. di articolare – ab origine –  una pianificazione adeguata alla concreta necessità dell’Opera, anche sulla base di un più mirato piano degli  affidamenti, in concertazione con la realizzazione della parte ricadente nelle aree a cielo aperto.

In sintesi, pur potendosi constatare, in riferimento alle gallerie naturali, la presenza di diversità geologiche che, al momento della stipula del contratto di appalto,  potevano essere impreviste e/o imprevedibili va considerato che, in fase di adempimento delle obbligazioni contrattuali (progettazione esecutiva rev B) la reinterpretazione delle problematiche geologiche da parte del C.G. si era (poi) rivelata corretta, ma le relative azioni correttive venivano accantonate nell’immediato per essere ipotizzate – a vantaggio del committente e per scelta di quest’ultimo – solo in astratto con l’obiettivo di contenere, confermandole, le previsioni di costo dell’Opera. Ma, se da una parte veniva ridimensionato (di fatto virtualmente) il rischio economico del maggior costo a carico  del Committente, dall’altra si determinava il maggior rischio – non considerato, in forza della  medesima astrazione –  dei maggiori tempi di esecuzione qualora l’ipotesi probabilistica fondata sulla prevalente idoneità  del  progetto definitivo fosse stata smentita dalla realtà dei fatti.

Fermo restando che ogni valutazione sul punto è rimessa all’apprezzamento del Collegio Arbitrale, il sottoscritto CTU è dell’opinione che in conseguenza di quanto accaduto si è generato uno squilibrio (a svantaggio del C.G.) nella ripartizione dei rischi tra i due contraenti, rispetto al quale, con riferimento alla dilazione dei tempi contrattuali, la riscontrata problematica geologica ha svolto un ruolo di secondo piano o, comunque, non esclusivo perché influenzata da scelte progettuali (di partenza) rivelatesi meno appropriate alle esigenze del caso. Restano esclusi, ovviamente, gli eventi – di minore rilevanza, anche economica – in cui la diversità della natura dei terreni si è configurata come una vera e propria sorpresa geologica, al di fuori da ogni possibile prevedibilità o concreta previsione perché correlata ad una diversa stratigrafia, con la conseguenza che l’attribuzione dei rischi resta evidentemente quella desumibile dai contenuti dell’art. 1664, co 2, cod. civ.

Considerato che, in relazione all’anomalo andamento dei lavori,  le problematiche geologiche che hanno dato luogo a diverse interpretazioni delle indagini specialistiche – da parte dei due contraenti – nella fase di redazione ed approvazione della progettazione esecutiva, potrebbero essere oggetto di differenti valutazioni Collegiali, rispetto a quelle riconducibili alla c.d. “sorpresa geologica” non contestata nei termini sopra indicati, nel prosieguo il sottoscritto CTU distinguerà le prime limitandosi a denominarle, per comodità,  “anomalie geologiche”.

[omissis]

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